L’operazione “Artù”, iniziata nel 2011 e condotta dalla Dda di Reggio Calabria con la Guardia di Finanza di Locri e il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Palermo, mirava a smantellare un vasto giro di riciclaggio di denaro orchestrato dalla ‘ndrangheta e dalla Cosa Nostra. Coinvolgendo circa duecento militari, l’operazione ha visto l’arresto di 20 persone, tra cui insospettabili professionisti come un consulente finanziario e una giovane avvocato di Modena.
Il Certificato di Deposito in Oro:
Al centro dell’inchiesta c’è un certificato di deposito in oro del valore nominale di 870 milioni di dollari, emesso nel 1961 dal Credito Svizzero per il dittatore indonesiano Sukarno. Il titolo, il cui valore aggiornato ammonterebbe a 39 miliardi di dollari, è stato sequestrato nel 2009 a due boss della ‘ndrangheta durante un’operazione antidroga. Secondo la Procura antimafia, il documento sarebbe un falso, ma il giudice Silvana Grasso ha affermato che il certificato è autentico.
Tentativo di Monetizzazione e Coinvolgimento delle Banche:
Il certificato finanziario era in procinto di essere trasformato in denaro contante al Banco di Sicilia quando è stato sequestrato. Gli arrestati avevano coinvolto vari istituti di credito, tra cui Monte dei Paschi, Banco di Sicilia, Unicredit, ING Direct e lo IOR, la banca vaticana. Le indagini hanno rivelato che per giustificare il possesso del certificato, gli arrestati avevano contraffatto la sua provenienza, attribuendola a monsignor Domenico Ferrazzo.
Principali Accusati e Arresti:
Tra i principali arrestati figurano Paolo Baccarini, promotore finanziario modenese, e Daniela Rozzi, avvocato di Modena, oltre a vari individui della Calabria e della Sicilia collegati a importanti cosche mafiose come Longo-Versace, Facchineri, Filippone-Bianchino-Petullà, Aquino e la “famiglia” Miceli di Salemi, quest’ultima legata al boss Matteo Messina Denaro. Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, truffa e falsificazione di titoli di credito.
Processi e Assoluzioni:
Il lungo iter giudiziario ha richiesto quasi nove anni e si è diviso in due processi. Nel primo, concluso nel gennaio 2018, gli imputati sono stati assolti dai reati di truffa, falsificazione e associazione a delinquere. Nel secondo, definito nel settembre 2019, tutti gli imputati sono stati assolti dall’accusa di riciclaggio. Gli imputati calabresi assolti includono Vincenzo Andronaco, Rocco Arena, Vincenzo Dattilo, Rocco e Francesco Filippone, Michele Fidale, Antonino Galasso, Francesco Grupisco, Antonino Napoli, Vincenzo Alessio Rovitti, Carmelo e Giuseppe Sposato, Antonio Surace e Rocco Ursino. Anche Antonino Drago di Valledolmo (Sicilia) è stato assolto.
Scarcerazione di Antonio Filippone:
Nel maggio 2019, il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha scarcerato Antonio Filippone, arrestato nell’ambito dell’operazione “Arma Cunctis” per presunta partecipazione a un’associazione dedita al traffico di droga. La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per insussistenza di indizi, portando alla scarcerazione di Filippone.
Collaborazione tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra:
L’operazione ha messo in luce il rinnovamento dell’alleanza tra la ‘ndrangheta e Cosa Nostra. La collaborazione è evidenziata dal tentativo di coinvolgere Salvatore Miceli, boss di Salemi e latitante in Sud America, autorizzato da Matteo Messina Denaro. L’inchiesta ha mostrato come le mafie continuino a espandere le loro attività, non solo nel narcotraffico ma anche in operazioni finanziarie sofisticate.
Riflessioni Finali:
L’operazione “Artù” ha evidenziato la capacità delle mafie di infiltrarsi nei circuiti finanziari e di coinvolgere professionisti insospettabili. Nonostante gli arresti e le indagini, altre operazioni finanziarie sono state portate a termine con successo dalle mafie. L’inchiesta ha sollevato preoccupazioni sulla possibile collusione o ingenuità dei funzionari bancari nel trattare con somme ingenti di denaro mafioso. La continua evoluzione delle mafie, che ora operano con “colletti bianchi” e sofisticate strategie economiche, rappresenta una minaccia significativa che richiede un aumento della vigilanza e un contrasto più efficace al riciclaggio di denaro e ai trasferimenti illeciti di capitali.