Trapani è sempre stata una città “tranquilla”. Un tasso di criminalità basso, poche rapine, omicidi, estorsioni, tanto da risultare sospetta se paragonata al resto della Sicilia. Eppure fa capo a una provincia che comprende feudi di Cosa Nostra quali Castelvetrano, Partanna, Alcamo e Campobello di Mazara. La tranquillità di Trapani non è dovuta alla non presenza del morbo mafioso. Infatti la città è una portatrice sana di Mafia, dove si incrociano interessi più importanti, per i quali vale la pena di mantenere l’ordine e di evitare che lo Stato vi punti i riflettori: appalti, banche, riciclaggio.
L’operazione Scrigno del reparto operativo dei Carabinieri di Trapani, datata marzo 2019, ne è l’esempio lampante. Infatti nel rapporto dei Carabinieri e negli atti del processo Scrigno vi è di tutto, dalla movimentazione terra ella gestione di strutture turistiche. Ma il dato più allarmante è sicuramente quello legato allo scambio elettorale politico-mafioso.
Secondo il comando provinciale, diversi politici si erano rivolti a Cosa Nostra, nella fattispecie a Franco Orlando (mafioso introdotto in Cosa Nostra nientedimeno che dallo storico boss Vincenzo Sinacori) e ai figli di Vincenzo Virga (ora in carcere al 41 bis, ma una volta storico alleato dei Corleonesi e di Matteo Messina Denaro) per essere eletti in ruoli chiave delle amministrazioni locali. I politici sono Vito Mannina (PSI e Forza Italia), Alessandro Manuguerra (ex dirigente della Motorizzazione Civile di Trapani ma anche consigliere comunale e provinciale per il Psi e Forza Italia), Lillo Giambalvo (consigliere a Castelvetrano già sotto i riflettori delle forze dell’ordine dai tempi dell’operazione Eden II nel 2014), Ivana Inferrera (consigliere comunale a Trapani) e Paolo Ruggirello (ex deputato regionale del PD).
L’operazione Scrigno ha dimostrato che le cosche storiche della provincia non hanno mai mollato la presa, intensificando anzi l’azione corruttiva della cosca in tutti gli ambiti dell’economia legale e illegale, sia a Trapani che nella sua provincia.
E’ emerso altresì che Cosa Nostra stava allargando i suoi tentacoli anche sulle Egadi, Favignana in particolare, dove gli affiliati erano riusciti a mettere le mani sul settore della movimentazione terra per i cantieri e persino sul Grand Hotel Florio, nella piazza principale dell’isola.