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’Ndrangheta A Brescia: Politici, Medici E Una Suora

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Il 5 dicembre 2024 è stata resa nota una vasta operazione contro la ’ndrangheta che ha scosso il territorio bresciano. L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Brescia, condotta dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza, ha portato all’arresto di numerosi soggetti, tra cui l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia (FdI), Giovanni Acri, l’ex esponente della Lega Mauro Galeazzi e suor Anna Donelli, religiosa accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Le accuse spaziano dall’estorsione al traffico di armi e droga, fino al riciclaggio e allo scambio elettorale politico-mafioso. La rete, secondo gli investigatori, faceva capo alla cosca Tripodi di matrice ’ndranghetista.

L’arresto di Giovanni Acri e il suo ruolo nella cosca Tripodi

Giovanni Acri, medico urologo e già consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia, è tra i principali indagati. Secondo gli inquirenti, Acri avrebbe offerto un contributo esterno alla cosca Tripodi, agendo come punto di riferimento per i suoi membri. In un episodio specifico, riportato nella documentazione dell’inchiesta, Acri avrebbe curato un sodale della cosca ferito durante una rapina a un portavalori. “Sai cosa ha fatto Francesco quando era latitante?”, racconta Stefano Terzo Tripodi, esponente di spicco della ’ndrangheta, durante un’intercettazione. “Un giorno mi chiama e mi dice: chiama il medico, il dottor Acri… lo abbiamo portato dal medico, gliel’ho fatto curare tutte cose, bello e pulito”.

L’inchiesta ha messo in luce come Acri, nato a Rossano (Cosenza) ma operante a Brescia, fosse considerato dai membri della cosca come un elemento contiguo all’organizzazione. In un’altra intercettazione, Stefano Terzo Tripodi afferma che Acri era socio di una clinica a Palazzolo sull’Oglio, elemento che dimostrerebbe ulteriormente la sua vicinanza alla cosca. Acri è inoltre accusato di aver ricevuto favori dalla famiglia Tripodi per aprire un centro per migranti nel Reggino, una mossa che gli inquirenti interpretano come una controparte di un rapporto di mutuo scambio.

Le accuse contro Mauro Galeazzi

Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega a Castel Mella, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Durante le elezioni comunali del 2021, Galeazzi si sarebbe rivolto a Stefano Terzo Tripodi per ottenere voti in cambio di appalti pubblici. “Se tu ti strofini con lui un pochettino… mangiate la stessa politica… ti farà conoscere, piano piano”, avrebbe detto Tripodi in un’intercettazione, sottolineando l’importanza di un’alleanza con Acri per rafforzare il controllo politico della cosca sul territorio.

Questa non è la prima volta che Galeazzi si trova coinvolto in vicende giudiziarie. Già nel 2011 era stato arrestato per tangenti, anche se poi assolto. Gli inquirenti ritengono che il suo comportamento nelle elezioni del 2021 confermi la sua predisposizione a sfruttare rapporti con ambienti mafiosi per ottenere vantaggi personali e politici.

Il ruolo controverso di suor Anna Donelli

Tra le persone arrestate figura anche suor Anna Donelli, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. La religiosa avrebbe agito come intermediaria tra i membri della cosca detenuti e quelli operanti sul territorio. Grazie al suo incarico spirituale, suor Anna aveva libero accesso alle strutture penitenziarie, un privilegio che avrebbe utilizzato per garantire comunicazioni segrete tra i membri della cosca. Gli investigatori sostengono che il suo coinvolgimento fosse fondamentale per mantenere la coesione interna dell’organizzazione.

Sequestri e perquisizioni

L’inchiesta ha portato al sequestro di oltre 1,8 milioni di euro e a numerose perquisizioni nelle province di Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso. L’associazione mafiosa era dedita a una vasta gamma di attività illecite, tra cui estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazione, usura e reati tributari.

Il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, ha sottolineato la pericolosità della presenza mafiosa nel Nord Italia: “È un’indagine che conferma il radicamento di organizzazioni criminali che trovano articolazioni anche in questo territorio. Parliamo di soggetti legati alla ’ndrangheta che avrebbero sfruttato la fama criminale dell’organizzazione d’origine, adeguandosi al territorio del nord dove si occupa di materia fiscale”.

Insulti contro Nicola Gratteri

Le intercettazioni hanno inoltre rivelato episodi di ostilità nei confronti di Nicola Gratteri, noto magistrato antimafia. In una conversazione, Acri si sarebbe riferito a Gratteri con un insulto pesante (“Figlio di puttana”), esprimendo piena sintonia con il suo interlocutore, un atteggiamento che il giudice per le indagini preliminari di Brescia, Andrea Guerriero, interpreta come prova di adesione alle dinamiche criminali della cosca.

Collegamenti con altre inchieste

Non è la prima volta che il nome di Acri compare in un’indagine. Nel 2023, l’ex europarlamentare Carlo Fidanza e il deputato Giangiacomo Calovini, entrambi di Fratelli d’Italia, avevano patteggiato un anno e quattro mesi per corruzione. Secondo i pm, Acri avrebbe lasciato il suo incarico nel consiglio comunale di Brescia nel 2021 per favorire la nomina di Calovini, ottenendo in cambio l’assunzione del figlio Jacopo come assistente di Fidanza. In questa vicenda, Acri aveva già patteggiato una pena simile, restituendo 16mila euro come risarcimento.

Francesco Giovanni Acri
Francesco Giovanni Acri di Fratelli d’Italia

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