Luigi Ilardo (Catania, 15 maggio 1951 – Catania, 10 maggio 1996), cugino di ‘Piddu’ Madonia, il numero due di Cosa Nostra ai tempi di Salvatore Riina, è stato capomandamento di Caltanissetta dalla metà degli anni 80 fino al 1993, anno del suo pentimento, avvenuto dopo un decennio di detenzione tra Puglia, Sicilia e Sardegna. Tradito dalle istituzioni, Ilardo fu ucciso da Cosa Nostra sotto casa nel 1996 e morì tra le braccia della figlia sedicenne.
“Mi chiamo Luigi Ilardo e ho deciso di collaborare con la giustizia. Cosa Nostra è diventata solo una macchina di morte. L’unica cosa che mi spinge è la ricerca della normalità della mia vita e di quella dei miei figli, perché sono stati i loro sacrifici, i loro dolori, a farmi capire i veri valori della vita che non ho mai trascurato…”, dice Ilardo nelle registrazioni del Colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, allora in servizio presso la DIA.
Agendo come infiltrato tra i corleonesi per conto di Riccio e della DIA, Ilardo contribuisce alla cattura di molti latitanti, anche di notevole spessore. Ma le cose cambiano quando Riccio viene trasferito al ROS di Antonio Subranni e Mario Mori. In quel periodo, Ilardi accompagna Riccio per ben due volte nel luogo dove Bernardo Provenzano, allora il ricercato numero uno in Italia, organizza riunioni con i suoi sottoposti: un casolare nelle campagne di Mezzojuso. Riccio sostiene di avere passato le informazioni al ROS, ma inspiegabilmente questi non fanno nulla per catturare il pericoloso latitante.
Nel frattempo, le rivelazioni di Ilardo, la fonte “Oriente”, si fanno sempre più esplosive: parla delle stragi del 1992-1993, dei mandanti esterni, dei politici, degli imprenditori, di Marcello Dell’Utri… Le rivelazioni del pentito e collaboratore di giustizia vengono riportate da Riccio nel rapporto del ROS intitolato “Grande Oriente”. Ilardo ormai è diventato troppo pericoloso. Nel 1996, qualcuno dall’interno della procura o del ROS fa sapere ai mafiosi che Ilardo li ha traditi e mentre Riccio è in viaggio per Genova, il suo confidente viene raggiunto sotto casa da Benedetto Orazio Cocimano, killer di Cosa Nostra, e freddato a colpi di pistola.
Racconta Riccio che dopo l’omicidio egli venne deriso dal capo del ROS Antonio Subranni, che gli disse ridendo: “Povero Riccio, ti hanno ammazzato il confidente”.
Per l’omicidio di Luigi Ilardo vengono condannati all’ergastolo suo cugino Giuseppe Madonia, Vincenzo Santapaola, Maurizio Zuccaro come mandanti e Cocimano come esecutore. La Corte di Cassazione conferma le condanne nel 2020.