I Moccia sono una delle più potenti organizzazioni criminali del panorama nazionale; il loro non è un semplice clan ma una confederazione camorristica di vastissime dimensioni, per numero di affiliati ed estensione del territorio controllato: Afragola, Casoria, Arzano, Caivano, Cardito, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore e tutti i comuni della cinta nord di Napoli. E poi Roma.
Gia negli anni 70 Gennaro Moccia, capostipite del clan, era un agricoltore benestante proprietario di un patrimonio immobiliare di tutto rispetto. Ma una sera del 1975 Gennaro, trovato in possesso di un’arma di provenienza illegale, veniva arrestato dal maresciallo dei Carabinieri Gerardo D’Arminio. Il 5 gennaio dell’anno successivo, D’Arminio, che indagava sulla presenza della Camorra ad Afragola, veniva ucciso proprio dal figlio sedicenne di Gennaro Moccia, Vincenzo.
Dopo qualche mese Gennaro veniva a sua volta ucciso da Luigi Giugliano, esponente del gruppo rivale dei Moccia ad Afragola, lasciando la moglie Anna Mazza (da allora conosciuta come “la vedova nera”) a capo della famiglia. La vendetta dei Moccia per l’omicidio del capoclan fu implacabile: i figli di Gennaro uccisero uno a uno tutti i responsabili dell’omicidio del padre, scatenando una guerra di Camorra che durò trent’anni e che non risparmierò nessuno, tanto che nel 1978 persino il tredicenne Antonio Moccia prese parte alla mattanza, sparando a uno dei rivali del clan Giugliano nel cortile del tribunale di Napoli.
L’altro figlio, Vincenzo, venne ucciso dieci anni dopo, appena uscito dal carcere. Il suo killer, Giuseppe Fusco, fu immediatamente catturato, torturato e ucciso. Sarà il terzo figlio, Angelo, ad ammettere le proprie responsabilità nell’omicidio di Fusco, rivelando di averlo ucciso insieme a Michele Senese, detto “‘o Pazzo”, che poi diventerà capo indiscusso della Camorra a Roma.
Ma la storia criminale dei Moccia raggiunse il suo apice con l’ingresso nella Nuova Famiglia, una confederazione di clan fondata dai boss camorristi Carmine Alfieri e Pasquale Galasso. Un patto di ferro stipulato per mettere fine all’espansione della NCO, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Angelo Moccia, interrogato nel 1996 dal PM Giovanni Melillo, racconterà di avere compiuto una ventina di omicidi in qualità di esecutore. “E come mandante?”, chiese Melillo, “Abbastanza”, risponse Angelo.
Secondo le ultime indagini, Roma è la città dove il clan investe i proventi dei suoi affari illegali, comprando bar, ristoranti e locali tra il centro città e Borgo Pio, proprio di fronte al Vaticano… tanto che nel 2017 Angelo e la moglie vennero addirittura accolti in udienza pubblica da Papa Francesco.