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L’omicidio Di Cesare Terranova

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Cesare Terranova (Petralia Soprana, 15 agosto 1921 – Palermo, 25 settembre 1979), magistrato antimafia, fu ucciso insieme alla sua guardia del corpo Lenin Mancuso mentre i due si recavano in auto al tribunale di Palermo.

Terranova era stato giudice istruttore negli anni 60, istruendo i processi di Catanzaro contro Angelo La Barbera e il suo gruppo, protagonisti della prima guerra di mafia del 1962-63, e quello di Bari contro Luciano Leggio e i Corleonesi, clan che in quegli anni stava soppiantando la vecchia mafia di Palermo. Nonostante gli sforzi di Terranova, i giudici di Catanzaro e Bari – minacciati di morte da Cosa Nostra – non ebbero il coraggio di condannare i mafiosi e i due procedimenti si sgonfiarono, risultando solo in lievi condanne (Salvatore Riina, uno degli scagnozzi più sanguinari di Leggio, fu condannato per il furto di una patente) e in molte assoluzioni. I due processi rappresentano due delle tante occasioni mancate che avrebbero potuto evitare fiumi di sangue, versati dai corleonesi e i loro addentellati negli anni a venire.

Ma Terranova era molto tenace e nel 1970 riuscì a fare condannare Luciano Leggio all’ergastolo per l’assassinio di Michele Navarra, vecchio boss di Corleone sotto il quale Leggio stesso era cresciuto. Secondo le confidenze di Giuseppe Di Cristina, raccolte dai Carabinieri, Leggio non gli perdonò mai questa tenacia e dal carcere commissionò l’assassinio del giudice ai suoi luogotenenti, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.

Nel 1972 e dal 1976 al ’79 Terranova fu anche eletto alla Camera dei Deputati, dove militò al fianco di Pio La Torre (altra vittima di Cosa Nostra) nelle file del PCI. In quegli anni, Terranova svolse il ruolo di segretario della Commissione Parlamentare Antimafia e insieme a La Torre redasse la relazione di minoranza della VI legislatura, nella quale si mettevano in risalto i legami esistenti in Sicilia tra la Democrazia Cristiana e Cosa Nostra.

Gia nel 1984, il pentito Tommaso Buscetta aveva indicato al giudice Giovanni Falcone i mandanti dell’omicidio di Terranova. Secondo Buscetta si i trattava della ‘cupola’: Michele Greco, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Antonino Geraci, che vennero poi indagati dall’allora giudice istruttore di Reggio Calabria Vincenzo Macrì ma prosciolti in istruttoria nel 1990.

Poi, nel 1997, a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaspare Mutolo e Francesco Di Carlo, che indicavano Luciano Leggio (ormai morto in carcere nel 1994) come mandante dell’assassinio del magistrato e Giuseppe Giacomo Gambino, Vincenzo Puccio, Giuseppe Madonia e Leoluca Bagarella come esecutori, fu riaperto il procedimento.

A fronte delle nuove rivelazioni, il GIP di Reggio Calabria annullò il precedente proscioglimento degli esponenti della ‘cupola’ e dispose il rinvio a giudizio nei confronti di Giuseppe Farinella, Leoluca Bagarella e Giuseppe Madonia.

Nel 2000, la Corte d’Assise di Reggio Calabria dichiarò gli imputati colpevoli del reato ascritto e li condannò alla pena dell’ergastolo, sentenza diventata definitiva nel 2004.

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