Giuseppe Peri era vicequestore di Trapani nella Sicilia degli anni ’70, finché non ebbe un’intuizione che ne decretò la fine: che dietro ai sequestri di persona e agli attentati di quegli anni ci fosse un preciso disegno politico-eversivo che legava Cosa Nostra alla destra eversiva. Peri mise per iscritto i suoi sospetti in un rapporto che era avanti di decenni nella comprensione delle dinamiche eversive italiane e della strategia della tensione.
Tra i casi citati nel rapporto per i quali Peri sospettava una matrice ‘terroristica’ vi era il sequestro di Luigi Corleo, suocero di Nino Salvo, importante esponente mafioso, e la strage di Montagna Longa, del maggio 1972, il più grave disastro aereo dell’aviazione civile italiana prima dei fatti di Linate, in cui persero la vita 115 persone. Non solo, Peri metteva in relazione i sequestri e una sequela di delitti attribuiti a Cosa Nostra, tra i quali gli omicidi del Procuratore di Palermo, Pietro Scaglione e del giudice romano Vittorio Occorsio, con la presenza il sicilia di esponenti della destra eversiva come il romano Pierluigi Concutelli.
Il rapporto di Peri fu archiviato dal giudice di Marsala Salvatore Cassata, tessera 903 della P2, poi morto in un incidente automobilistico insieme al giovane figlio. Su iniziativa di Giuseppe Varchi, capo di gabinetto della questura di Trapani, tessera 908 della P2, Peri fu sballottolato fra Messina e Palermo, infine trasferito in un ufficio a smistare scartoffie fino alla sua morte di crepacuore nel 1982. Il suo rapporto fu chiuso in un cassetto e dimenticato per oltre 30 anni.