referio 'Ndrangheta,Operazione Breakfast Il caso Matacena e l’operazione Breakfast

Il Caso Matacena E L’operazione Breakfast

Il caso Matacena e l’operazione Breakfast post thumbnail image

Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia e figura chiave dell’imprenditoria calabrese, è stato un protagonista controverso della storia recente italiana. La sua vita, da monopolista del traffico navale dello Stretto di Messina a latitante a Dubai, ha toccato molteplici ambiti: affari, politica, criminalità organizzata e, forse, persino le tragiche stragi degli anni Novanta. Morto nel 2022 negli Emirati, Matacena ha lasciato dietro di sé una scia di misteri, una rete di relazioni sotterranee e indagini in corso che continuano a gettare nuova luce sui suoi rapporti con la ‘ndrangheta, il potere politico, e sulle alleanze tra mafia e istituzioni italiane.

La recente riesumazione della sua salma e le indagini su possibili avvelenamenti, uniti a controversie sull’eredità, hanno sollevato nuovi interrogativi sulla sua morte e sulle relazioni di potere che lo legavano ai vertici della criminalità organizzata e agli ambienti politici italiani.

Matacena e la ‘Ndrangheta: i Rapporti con i Clan Calabresi

Amedeo Matacena ha avuto, per anni, un legame stretto e diretto con diversi clan della ‘ndrangheta. In ambienti criminali era soprannominato “il Pelato” e considerato una sorta di mediatore, capace di mantenere stretti rapporti con le famiglie di maggiore influenza, tra cui i De Stefano, i Tegano, i Rosmini e gli Alvaro. Era una figura “riservata”, come definita dagli inquirenti: una personalità importante, ma meno esposta pubblicamente, che i clan potevano utilizzare per operazioni delicate, inclusa la gestione di fondi, il controllo di appalti e il collegamento con la politica nazionale.

I suoi contatti con la ‘ndrangheta si intensificarono tra gli anni Ottanta e Novanta, periodo in cui partecipava a incontri strategici e a summit mafiosi in cui si discutevano le nuove mosse della criminalità organizzata. Durante uno di questi summit, nel 1991, fu stabilito che la ‘ndrangheta avrebbe appoggiato Forza Italia, il nuovo partito lanciato da Silvio Berlusconi, vista come una forza politica capace di garantire stabilità e copertura ai traffici illeciti. Matacena, ex armatore e membro di Forza Italia, era uno dei principali sostenitori del progetto politico berlusconiano in Calabria, rappresentando per la criminalità un punto di accesso alla politica nazionale.

Il Ruolo nelle Stragi di Mafia e gli Anni della Strategia del Terrore

Il periodo in cui Matacena consolidava i suoi legami politici e criminali coincideva con una fase storica delicata per l’Italia, segnata dalle stragi di mafia. Gli inquirenti hanno ipotizzato che il coinvolgimento di Matacena andasse oltre il semplice supporto politico: esiste la possibilità che avesse un ruolo strategico nella strategia stragista di quegli anni, volta a destabilizzare lo Stato italiano per costringerlo a un patto con la mafia. La sua vicinanza ai clan, unita alla sua posizione di politico con accesso agli ambienti romani, lo avrebbe reso un anello di collegamento nelle trattative sotterranee tra Stato e mafia, in cui la ‘ndrangheta ambiva a ottenere maggiori margini di manovra per le proprie attività.

La Procura di Reggio Calabria sospetta che Matacena fosse uno degli intermediari che, pur non partecipando direttamente, si trovava in una posizione strategica in cui poteva influenzare, finanziare e supportare le azioni della criminalità organizzata, anche in merito agli attacchi dinamitardi che insanguinarono l’Italia tra il 1992 e il 1994. Questi anni videro la mafia siciliana e la ‘ndrangheta agire in modo congiunto per imporre le proprie condizioni allo Stato, in un’alleanza che coinvolgeva imprenditori, politici e mafiosi.

Il Processo e la Fuga a Dubai: Le Condanne per Concorso Esterno

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia condussero nel 2014 alla condanna di Matacena per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza che fu confermata dalla Cassazione. A quel punto, la carriera politica e la libertà dell’ex deputato di Forza Italia erano compromesse. Tuttavia, grazie a una rete di contatti influenti e a un passaporto ottenuto pochi mesi prima della sentenza, Matacena riuscì a fuggire in modo tempestivo, trovando rifugio a Dubai. Negli Emirati, in un contesto di grande lusso tra il Burj al-Arab e il Burj Khalifa, visse da latitante per quasi dieci anni, protetto dalle leggi locali che ne impedirono l’estradizione in Italia.

La sua latitanza era destinata a concludersi nel 2023, data in cui la sua condanna sarebbe divenuta inesigibile, permettendogli di rientrare in possesso dell’enorme patrimonio distribuito tra società off-shore e conti bancari esteri. Ma pochi mesi prima di questa scadenza, la sua vita si interruppe improvvisamente. Il decesso, avvenuto in circostanze ancora poco chiare, ha spinto la magistratura a esplorare l’ipotesi dell’avvelenamento.

Il Raggio di Protezione e i Legami con Scajola e Speziali

Uno dei punti cardine nelle indagini è rappresentato dai personaggi di spicco che hanno protetto la latitanza di Matacena. Tra questi emerge l’ex ministro Claudio Scajola, accusato di aver favorito l’evasione della pena dell’ex parlamentare nel quadro del processo “Breakfast”, oltre che il faccendiere Vincenzo Speziali, collegato a Matacena per gli affari esteri e la gestione delle sue risorse in paesi privi di accordi di estradizione.

Speziali, noto per il suo ruolo di intermediario, avrebbe facilitato alcune operazioni finanziarie e creato canali sicuri per i movimenti di Matacena durante la latitanza. Scajola, dal canto suo, avrebbe fornito consigli e assistenza per eludere le ricerche delle forze dell’ordine italiane. Grazie a questo insieme di protezioni e contatti, Matacena ha potuto agire indisturbato, mantenendo in vita parte delle sue attività imprenditoriali in Italia e all’estero.

Il Passaporto Nigeriano e i Sospetti sul Matrimonio Islamico

Tra i documenti che destano maggiori sospetti vi è il passaporto nigeriano trovato in possesso di Maria Pia Tropepi, l’ultima moglie di Matacena, emesso il 15 gennaio 2020. Gli inquirenti stanno verificando l’autenticità del passaporto e le modalità con cui Matacena lo avrebbe ottenuto, sospettando che gli consentisse di muoversi inosservato e di gestire affari clandestini. Tale passaporto, che formalmente permetteva spostamenti internazionali senza restrizioni, potrebbe essere stato parte di un piano per mantenere il controllo del patrimonio e dei conti finanziari.

Un altro aspetto controverso riguarda il matrimonio islamico con Tropepi, officiato da un imam keniota e registrato con un certificato che reca l’intestazione “Republic of Kenya”. Gli inquirenti ipotizzano che Tropepi abbia voluto garantirsi una posizione ereditariamente favorevole, stipulando un legame formale che le avrebbe concesso il controllo delle sostanze congelate durante l’inchiesta.

La Morte Misteriosa e la Riesumazione della Salma

Il 1° ottobre 2023 la Procura di Reggio Calabria ha ordinato la riesumazione della salma di Matacena, sepolta in una tomba senza nome nella cappella della famiglia dell’ex moglie Alessandra Canale nel cimitero di Minturno, in provincia di Latina. Le circostanze del decesso e la condizione “anonima” della bara, ancora sigillata dal consolato di Dubai, hanno alimentato i sospetti della Procura, che sospetta una morte provocata intenzionalmente. L’autopsia è stata eseguita nell’istituto di medicina legale della Sapienza, sotto la guida degli specialisti Aniello Maiese e Maria Chiara David, per rilevare possibili tracce di sostanze tossiche. La morte, avvenuta a pochi mesi dalla possibilità di riappropriarsi dei beni bloccati, è stata interpretata dagli inquirenti come un evento sospetto e degno di ulteriori accertamenti.

L’Inchiesta sui Falsi Testamenti e la Vendita della Nave Athos

Le indagini sulla morte di Matacena si sono estese anche alla gestione del suo patrimonio. Martino Politi, amministratore di una delle società italiane riconducibili all’imprenditore, è ora indagato per falso in testamento olografo e per presunti reati finanziari. Si ipotizza che Politi abbia manipolato i conti e falsificato strumenti di pagamento per favorire la vendita di beni appartenenti a Matacena, come la nave Athos, un’imbarcazione ormeggiata per anni nel porto di Reggio Calabria e che potrebbe essere stata venduta per ricavare fondi durante la latitanza.

Conclusioni: Un Mosaico di Mafie, Politica e Intrighi Internazionali

La figura di Matacena continua a rappresentare un nodo complesso in cui si intrecciano politica, mafia e una rete di relazioni internazionali che sfuggono ai confini della legalità. La Procura di Reggio Calabria sospetta che dietro la morte dell’ex deputato si celino giochi di potere e vendette interne legate alla gestione di un patrimonio multimilionario. Il suo legame con la ‘ndrangheta e le collaborazioni ad alto livello sono ora considerati tasselli di un mosaico più ampio, che vede coinvolti anche personaggi della politica italiana, come Scajola, e faccendieri di caratura internazionale come Speziali. La vicenda, che ha visto mescolarsi negli anni interessi mafiosi e politici, rimane uno dei capitoli più oscuri e intricati della storia recente della Calabria e dell’Italia, con implicazioni che toccano il cuore della criminalità organizzata e le sue ramificazioni in ambito politico e internazionale.

Amedeo Matacena passaporto
Il passaporto nigeriano di Matacena

Documenti collegati:

Leave a Reply

Leggi anche:

Aemilia - arresto Carmine Scardone a Modena

Operazione AemiliaOperazione Aemilia

Il processo Aemilia è il maxi-processo che ha svelato dinamiche, relazioni e affari della ‘Ndrangheta in Emilia Romagna. Le condanne hanno sancito l’esistenza di un’associazione ‘ndranghetistica al Nord che la

Operazione OlimpiaOperazione Olimpia

L’operazione “Olimpia”, considerata la più grande offensiva dello Stato nei confronti della ‘Ndrangheta operante nella provincia di Reggio Calabria, è stata frutto dell’attività investigativa scaturita dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori

Don Peppino Piromalli

Operazione TirrenoOperazione Tirreno

L’operazione “Tirreno” ha segnato una svolta significativa nella lotta contro la ‘ndrangheta, individuando i responsabili di 37 omicidi avvenuti dal 1988 al 1993 nella piana di Gioia Tauro e svelando

titolo Sukarno Credit Suisse

Operazione ArtùOperazione Artù

L’operazione “Artù”, iniziata nel 2011 e condotta dalla Dda di Reggio Calabria con la Guardia di Finanza di Locri e il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Palermo, mirava a

Comune di Reggio Calabria

Operazione DucaleOperazione Ducale

L’Operazione Ducale, condotta dai Carabinieri del ROS di Reggio Calabria, ha rivelato un presunto controllo della ‘ndrangheta sul territorio e sui processi elettorali locali, con brogli elettorali avvenuti nelle elezioni