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Pian Del Rascino E La Morte Di Giancarlo Esposti

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Giancarlo Esposti, nato a Lodi l’11 giugno 1949, fu un estremista di destra legato alle Squadre d’Azione Mussolini. Cresciuto vicino agli ambienti eversivi, entrò presto in contatto con figure come Gianni Nardi e Carlo Fumagalli. Arrestato più volte per possesso di armi ed esplosivi, nel 1972 fu incarcerato per aver partecipato ad attentati dinamitardi contro la tipografia dell’Unità e monumenti della Resistenza. Nel 1974, dopo la conferma della condanna, si diede alla latitanza con altri tre militanti neofascisti, rifugiandosi nell’Altopiano di Rascino con un vasto arsenale.

Francesco Delfino – nome in codice ‘Palinuro’

Esposti era inoltre in stretti rapporti con il capitano dei carabinieri Francesco Delfino, noto con il nome in codice “Palinuro”. Delfino era in contatto con le Squadre d’Azione Mussolini e si sarebbe adoperato per procurare tesserini dell’Arma e divise utili a eventuali operazioni ‘false flag’. I due si incontravano spesso a Milano, presso la caserma dei carabinieri di via Moscova, e secondo alcune testimonianze avrebbero avuto uno scontro verbale poco prima della tragica fine di Esposti.

Esposti e la strage di Piazza della Loggia

Due giorni prima della sua morte, il nome di Esposti fu anche associato alla strage di Piazza della Loggia a Brescia, avvenuta il 28 maggio 1974. Tuttavia, questa ipotesi fu rapidamente scartata, poiché l’identikit diffuso dalle autorità, sulla scorta delle rivelazioni di alcuni testimoni, mostrava un Esposti sbarbato, mentre quest’ultimo si era da poco fatto crescere la barba. Risultava allora evidente che l’identikit era stato creato ad arte per incolpare Esposti della strage di Brescia.

Il conflitto a fuoco

La notizia del conflitto a fuoco avvenuto il 30 maggio 1974 – due giorni dopo l’attentato di Brescia – a Pian del Rascino fu comunicata all’autorità giudiziaria di Rieti tramite fonogramma pervenuto alle ore 12 dello stesso giorno. I dettagli dei fatti furono riportati nel rapporto giudiziario n. 0185/9 del 7 giugno 1974 dal comandante della compagnia CC di Cittaducale (cfr. f.140 e segg. vol.1). Tale rapporto specifica:

a) che la sera del 29 maggio il brigadiere Carmine Muffini, comandante della stazione CC di Flamignano, riferì di aver ricevuto notizia dalle guardie forestali locali riguardo a un insolito movimento di un’autovettura e di una moto con targa di Milano, nonché della presenza di due giovani, di cui uno armato di fucile;

b) che, di conseguenza, per il giorno successivo fu predisposto un rastrellamento dell’area con due pattuglie: una composta dal maresciallo Antonio Filippi, comandante del gruppo radiomobile di Cittaducale, insieme ai carabinieri Alessandro Iagnemma e Bruno D’Angelo; l’altra dal brigadiere Muffini, il carabiniere Pietro Mancini e due guardie forestali di Fiamignano;

c) che le pattuglie si riunirono a Rascino alle ore 6:30 e iniziarono il rastrellamento fino a raggiungere il limite di una fascia boscosa, dove notarono un’autovettura e una tenda militare mimetizzata;

d) che la tenda fu circondata e i militari Filippi e Muffini intimarono agli occupanti di uscire per l’identificazione. Un giovane uscì inizialmente, ma rientrò per poi riuscire con altri due: il primo con in mano documenti, il secondo accovacciato sulla soglia;

e) che, invitato ad avvicinarsi agli altri, il secondo giovane invece si diresse verso l’autovettura, mentre Filippi, osservando l’interno della tenda, notò la presenza di armi e munizioni;

f) che a quel punto Filippi allertò i militari ordinando ai tre giovani di mettersi con le spalle alla vettura;

g) che quasi simultaneamente il terzo giovane estrasse una pistola e sparò contro il carabiniere Mancini, il quale gli si lanciò addosso. Il carabiniere Iagnemma accorse in aiuto, ma il giovane, dopo essersi liberato di Mancini, esplose altri due colpi contro di lui;

h) che mentre il giovane tentava di rialzarsi, il maresciallo Filippi e il brigadiere Muffini aprirono il fuoco, abbattendolo.

I rilievi tecnici confermarono che la morte di Esposti fu causata da una ferita trasfossa del cranio, con distruzione del tessuto nervoso e fratture multiple, oltre a lesioni toraciche e addominali. La perizia necroscopica indicò che i colpi furono esplosi da diverse direzioni, da armi di tipo fucile per la lesione cranica e pistole di medio calibro per le altre ferite. La distanza di esplosione non fu a bruciapelo, ma di pochi metri.

Da cosa scappava Esposti?

Le testimonianze raccolte successivamente furono delle piú fantasiose. Si disse che il rifugio di Esposti non fosse solo un nascondiglio, ma una base per un possibile colpo di Stato, previsto dopo il referendum sul divorzio del 12 maggio 1974. Il deputato del Movimento Sociale Italiano, Sandro Saccucci, in un’intervista del 1976 confermò questa ipotesi, mentre altre fonti indicarono che Esposti aveva addirittura pianificato l’assassinio del presidente della Repubblica Giovanni Leone durante la parata del 2 giugno.

I dubbi sulla morte di Esposti

Alla luce delle circostanze della sua morte e della diffusione di un identikit ormai obsoleto, si è ipotizzato che Esposti dovesse essere usato come capro espiatorio per la strage di Brescia, per distogliere l’attenzione dai reali responsabili. L’associazione del suo nome all’attentato, avvenuta appena due giorni prima della sua uccisione, potrebbe aver rappresentato un modo per chiudere rapidamente il caso, benché le prove smentissero la sua effettiva implicazione. Alcune testimonianze suggeriscono che fu “giustiziato” su segnalazione interna alle SAM, forse perché si rifiutò di eseguire l’attentato in Piazza della Loggia, aumentando il sospetto che la sua morte non fosse avvenuta per caso.

Giancarlo Esposti
Giancarlo Esposti

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